Ninfe e satiro
Ninfe e satiro | |
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Autore | William-Adolphe Bouguereau |
Data | 1873 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 260×180 cm |
Ubicazione | Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts) |
Ninfe e satiro (Nymphes et Satires, 260x180[1]) è un dipinto a olio realizzato nel 1873 dal pittore francese William-Adolphe Bouguereau, uno dei maggiori esponenti del "realismo borghese" e della corrente dell'"accademismo" o art pompier.
Esposto in quello stesso 1873 a Parigi nel Salon (mostra)[1][2], un anno prima che si realizzasse la prima esposizione dell'impressionismo.
Storia
Acquistato dal collezionista d'arte americana e speculatore John Wolfe (1821-1894)[3] assieme a "Primavera" di Pierre Auguste Cot[4][5], è stato mostrato nella sua villa per molti anni accanto ad altre dipinti di autori francesi accademici.
È stato in seguito venduto all'asta nel 1888, dopo di che Sterling Clark ha riscoperto la tela poco prima del 1900, posta nel bar all'interno dell'Hotel Hoffman House di New York, rintracciandola nuovamente solo nel 1930 quand'era già abbandonata in un magazzino e fuori dalla visione del pubblico; infine riuscendo ad acquistarla nel 1943. Attualmente viene conservata al Clark Art Institute di Williamstown (Massachusetts)[2].
Descrizione
Nei pressi di un laghetto ombroso ed appartato, un gruppo di ninfe ha appena catturato un satiro che, presumibilmente, le stava osservando di nascosto. Tre di esse stanno cercando di spingerlo verso l'acqua, mentre la quarta lancia un cenno alle compagne che stanno al di fuori della scena invitandole ad unirsi a loro. Nel frattempo, schizzato e con uno degli zoccoli già immerso, il satiro tenta di resistere.
Critica
Considerato esser come l'artista archetipo della lussuria della pittura ottocentesca, anche se dal punto di vista dell'erotismo non è uno dei pittori più interessati di quegli anni: ciò che vediamo pare difatti essere una continuazione del barocco, senza l'apertura nei confronti del desiderio di un Peter Paul Rubens. "Ninfe e satiro" è pertanto un esempio di stile in cui la maestria tecnica riesce a far visualizzare la scena energica che è raffigurata. In Bouguereau, così come in Jean-Baptiste Greuze, vi è una combinazione inquietante di innocenza e di malizia[6].
L'autore, che ha fatto tutta una serie di disegni preparatori, pone le figure umane in pose interconnesse complicate, che le collegano insieme in una composizione meravigliosamente ritmica[7][8].
Il suo lavoro è divenuto sempre più popolare negli Stati Uniti, fino ad essere riprodotto più e più volte in tutto il paese[9], con grande scandalo dei moralisti[10].
Note
- ^ a b Nymphs and Satyr, William Bouguereau, su metmuseum.org, The Metropolitan Museum of Art. URL consultato il 2 agosto 2013.
- ^ a b Nymphs and Satyr, William Bouguereau, su clarkart.edu, Clark Art Institute. URL consultato il 2 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
- ^ Twenty-first-century Perspectives on Nineteenth-century Art: Essays in Honor of Gabriel P. Weisberg, Cranbury, New Jersey, Associated University Presses, 2008, p. 99, ISBN 978-0-87413-011-9.
- ^ Carol Vogel, Tate Modern Prepares for the London Games, su nytimes.com, The New York Times — www.nytimes.com, 5 июля 2012. URL consultato il 2 agosto 2013.
- ^ Fred Ross, The Story of Springtime, su artnet.com. URL consultato il 2 agosto 2013.
- ^ Lucie-Smith, Edward: La sexualidad en el arte occidental. Ed. Destino, Barcelona, 1992; p. 121. ISBN 84-233-2180-0
- ^ Nymphs and Satyr, su clarkart.edu, The Clark Now (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
- ^ Explore Bouguereau's Nymphs and Satyr during lunchtime talk on June 10 at the Clark, su clarkart.edu, 2010 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2012).
- ^ D'Emilio, John & Freedman, Estelle B. Intimate matters: a history of sexuality in America. University of Chicago Press, 1988, p. 108
- ^ Life, 3 maig 1948, p. 135
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- "Ninfe e satiro" al Clark Art Institute, su clarkart.edu (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2005).
- William-Adolphe Bouguereau al Web Museum, su ibiblio.org.
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