Cappella gentilizia di Villa Melzi

Voce principale: Villa Melzi (Bellagio).
Cappella gentilizia di Villa Melzi
Particolare del monumento di Francesco Melzi d'Eril (1830)
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBellagio
Indirizzoc/o I giardini di Villa Melzi - Via Melzi d'Eril, 6 - 22021 - Bellagio (CO)
Coordinate45°58′40.8″N 9°15′08.3″E45°58′40.8″N, 9°15′08.3″E
Religionecattolica
FondatoreFrancesco Melzi d'Eril
ArchitettoGiocondo Albertolli
Stile architettonicoNeoclassicismo
Inizio costruzione1808
Completamento1816
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La cappella gentilizia di Villa Melzi è parte del complesso della villa Melzi d'Eril di Bellagio, Como. Sorge all'estremità del giardino della villa, verso l'abitato di San Giovanni ed è santuario e cappella funeraria dei Duchi di Lodi Melzi d'Eril. Fu costruita in stile neoclassico fra il 1808 e il 1816 su commissione di Francesco Melzi d'Eril (1753-1816) e su disegno dell'architetto Giocondo Albertolli[1] (1742-1839) che ne diresse la costruzione e la decorazione. Al suo interno sono tumulati lo stesso Francesco e altri membri della famiglia.

Descrizione

La cappella è a pianta quadrata con un piccolo pronao dorico, trabeazione e frontone, cupola emisferica voltata sopra un tamburo circolare e coronata di una lanterna. All'interno la forma è a croce greca al cui incrocio dei bracci quattro archi sorreggono il tamburo della cupola; i quattro spazi liberi agli estremi dei bracci servono da vestibolo per l'ingresso dal giardino, quello opposto da guardaroba, gli altri due da confessionale e da sacrestia.

L'altare

All'interno della cappella si trova l'altare in marmo bianco, ornato di una nicchia di foggia classica con timpani triancolare e lesene decorate dall'Albertolli. Nell'altare trova posto il tabernacolo del Santissimo Sacramento chiuso da uno sportello in bronzo dorato raffigurante il Redentore in gloria e i Padri della Chiesa, opera dello scultore e cesellatore Luigi Manfredini (1771-1840). Ai quattro spigoli dell'altare quattro figure di angeli scolpiti da Pompeo Marchesi. Nella nicchia è collocata la statua a grandezza naturale Il Redentore appoggiato alla croce (1813) di Giovan Battista Comolli (1777-1830), autore anche del pallio di marmo che orna l'altare con la Sacra Famiglia e Sant'Anna.

Le suppellettili dell'altare per il servizio religioso quotidiano e per le solennità formano due serie di opere in bronzo cesellato e dorato ancora del Manfredini.

La decorazione pittorica

Al di sopra della nicchia dell'altare si trovano la figura del Padre Eterno e i Quattro evangelisti nei pennacchi della cupola, entrambe le opere affrescate a chiaroscuro da Angelo Monticelli, seguage dell'Appiani, su disegno di Giuseppe Bossi.

Del Bossi, al di sopra della porta d'ingresso, un cartone in chiaroscuro a forma di lunetta rappresentante la Madonna col Bambino, San Bernardo e un altro Santo. Nella sacrestia una Pietà sempre del Bossi e sempre in chiaroscuro.

I monumenti funerari

I monumenti funerari e i busti commemorativi sono disposti nei due bracci trasversali e nel braccio anteriore della cappella.

Il gruppo scultoreo fu concepito su volontà della vedova del Duca dal fiorentino Vittorio Nesti nel 1830 come da segnatura apposta sul monumento. È composto da un medaglione ritraente il Duca sorretto da un leone e dall'Italia piangente. Nel basamento un bassorilievo rappresentante la Fede, la Giustizia e la Carità riunite dal Genio, la Fortezza e due angeli. Il Duca aveva espresso, nel testamento dettato nel settembre 1814, di essere sepolto presso la cappella, all'epoca non ancora ultimata.
  • Tomba del secondo Duca di Lodi, Giovanni Francesco Melzi d'Eril, 1854
Il monumento raccoglie le spoglie del duca Giovanni Francesco (1788-1832), figlio del conte Luigi e adottato come figlio nel 1810 dallo zio Francesco con autorizzazione dell'imperatore Napoleone Bonaparte che acconsentiva che il titolo di Duca di Lodi fosse trasmissibile a Giovanni e alla sua discendenza.
Il monumento è opera dello scultore Giovanni Maria Benzoni (1808-1873) su disegno di Santino Pellegatta e si trova di faccia alla tomba del primo Duca, suo zio e padre adottivo: in alto, in una lunetta, il bassorilievo raffigurante la Madonna col Bambino e due angeli; nel grande bassorilievo frontale la vedova duchessa Elisa nata contessa Sardi con il bambino Lodovico e con i propri figli conte Giovanni e donna Barbara, poi duchessa Gallarati-Scotti per matrimonio. Segue una schiera di poveri e una donna che elenca su una tabella le qualità del defunto Duca.
Lodovico (1820-1886) era figlio del secondo duca Giovanni Francesco e marito della duchessa Joséphine Barbò, sposata in seconde nozze ed erede universale. Il monumento è collocato nel braccio di destra, accanto a quello del primo Duca ed è l'ultima opera eseguita dallo scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891) che vi lasciò segnatura.
Il monumento è di grande effetto: due grandi cortine di marmo nero, raccolte in un baldacchino, con festoni di foglie, gli stemmi nobiliari e la Croce, racchiudono la nicchia dove è posto il sarcofago. Il basamento, semplice e ispirato ai sepolcri rinascimentali toscani, è costituito da uno zoccolo con una lunga epigrafe che ricorda le qualità e le benemerenze del defunto e da un secondo ordine decorato di teste di angeli cherubini, festoni di gigli e di rose. Sul coperchio, in grandezza naturale, giace la figura del Duca con il capo adagiato su un grande cuscino.
  • Busto della duchessa Maria Melzi d'Eril, 1825
La duchessa Maria, nata marchesa Durazzo, fu moglie del secondo Duca di Lodi Giovanni Francesco e madre del terzo Duca, Lodovico. Morì nel 1822. È effigiata in un busto di marmo del Comolli, con segnatura 1825.
  • Monumento del conte Carlo Lodovico Francesco Melzi d'Eril, detto Carlino
Il giovane conte Carlo Lodovico fu figlio della duchessa Joséphine Barbò, vedova del terzo Duca, e del suo primo marito Giacomo Melzi d'Eril e morì decenne nel 1877. Il monumento, opera di Girolamo Oldofredi, si trova nel braccio di croce a destra di chi entra nella cappella ed è costituito da un tabernacolo donatellesco che racchiude il busto a bassissimo rilievo del bambimo.
  • Lapide di Aloisio e Alessandro Melzi
Nel locale adibito a guardaroba è murata una lapida trasferita dalla demolita chiesa di San Nazaro in Pietrasanta di Milano. Il testo, in latino, recita: «Aloisio e Alessandro, fratelli Melzi, questo sepolcro posero per sé e i propri [discendenti] nell'anno 1626».
  • Monumento di Lodovico Melzi d'Eril (Vela, 1890)
    Monumento di Lodovico Melzi d'Eril (Vela, 1890)
  • Monumento di Carlo Lodovico Francesco Melzi d'Eril (Oldofredi, 1877)
    Monumento di Carlo Lodovico Francesco Melzi d'Eril (Oldofredi, 1877)

Note

  1. ^ Trabella, cap. 39.

Bibliografia

  • G. Carotti, La cappella gentilizia e le tombe dei Duchi di Lodi, in Capi d'arte: appartenenti a S.E. la duchessa Josephine Melzi d'Eril-Barbo, 1901, pp. 132 e segg., ISBN non esistente.
  • Ornella Selvafolta, I giardini di Villa Melzi d'Eril a Bellagio. Un museo all'aperto tra natura, arte e storia, Cisalpino,- Monduzzi Editoriale, Milano 2012 ISBN 978-88-205-1050-3
  • Francesca Trabella, 50 Ville del Lago di Como, Lipomo, Dominioni Editore, 2020, ISBN 978-88-87867-38-1.

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